ARTICOLI E NOTIZIE SUI PROBLEMI SESSUALI-COME EVITARE INFEZIONI E MALATTIE E PROBLEMI PSICOLOGICI.

venerdì 22 febbraio 2008

23-02-2008-INIZIA LA CAMPAGNA DEL VACCINO ANTI-PAPILLOMA VIRUS

(ANSA) - ROMA, 22 FEB - Partira' domani la campagna pubblica di vaccinazione contro il papilloma virus per le dodicenni. Si iniziera' in 15 regioni. Si iniziera' con 280 mila bambine nate nel 1997. Lo ha annunciato il ministro della salute Livia Turco. 'Siamo stati il primo paese in Europa - ha detto Turco - ad offrire gratuitamente tramite il servizio sanitario pubblico questo vaccino.
© Ansa

giovedì 21 febbraio 2008

TROVATO IL PUNTO 'G'-SCOPERTA ITALIANA

Fondamentale per l'orgasmo femminile

Trovato il punto 'G', è una scoperta italiana

Attraverso una normale ecografia il dottor Emmanuele Jannini ha fotografato la presenza della zona in alcune donne: "Ora si può parlare di sessualità femminile con maggiore cognizione di causa e approfondire la ricerca su un terreno più concreto". Partecipa al forum

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Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - Il punto 'G', fondamentale per l'orgasmo femminile, esiste. Ed è stato addirittura 'fotografato' da un ricercatore italiano che lo ha localizzato in un piccolo spazio tra uretra e vagina, più spesso del normale. A documentare l'esistenza della famigerata zona del piacere femminile uno studioso dell'università de L'Aquila, Emmanuele Jannini, docente di sessuologia medica, in una ricerca pubblicata sul Journal of Sexual Medicine e realizzata su un piccolo gruppo di donne.

Per individuare questo particolare anatomico, che consente alle donne il cosiddetto 'orgasmo vaginale', Jannini ha utilizzato l'ecografia transvaginale, un esame molto comune. Lo studioso ha chiesto a un gruppo di giovani donne se avessero orgasmi vaginali e ne ha osservato l'anatomia. In quelle che dichiaravano questo tipo di orgasmo è stato riscontrato l'inspessimento della parete tra uretra e vagina.

"Abbiamo dimostrato con certezza l'esistenza del 'punto G' in alcune donne. E anche la possibilità di individuarlo in maniera semplice, con un banale ecografo. Ora si può parlare di sessualità femminile con maggiore cognizione di causa e approfondire la ricerca su un terreno più concreto", commenta ad Adnkronos Salute Emmanuele Jannini, che si dice soddisfatto "perché con questa ricerca finisce l'epoca della sessuologia basata sulle opinioni. Abbiamo dimostrato che le donne hanno caratteristiche diverse tra l'una e l'altra. Ora potremo capire, per esempio, quante sono le donne che hanno il punto 'G'".

Non solo. Si potrà, in alcuni casi, anche 'curare' la mancanza di orgasmo vaginale. "Stiamo osservando - continua Jannini- che il punto 'G' è sensibile al trattamento ormonale. Dunque, nelle donne che hanno un punto 'G' atrofico per una carenza ormonale, sarà possibile intervenire". Ci sono, infatti, donne che hanno livelli bassi di testosterone e hanno il punto 'G'. Ma, a causa della carenza ormonale, il punto 'G' si 'spegne'. "E queste pazienti - dice Jannini - le possiamo curare con gli ormoni". Ci sono però anche donne che non hanno questo 'interruttore del piacere' "e su questo è impossibile intervenire. Ne loro caso - dice l'esperto - sono possibili solo orgasmi clitoridei". La ricerca comunque prosegue, e l'equipe del professor Jannini sta osservando come il punto 'G' cambia nelle varie fase del ciclo mestruale, nelle donne che prendono la pillola, nelle donne irsute (con troppo testosterone), e in quelle con poco ormone. "Avremmo così un quadro di riferimento ancora più preciso", conclude Jannini.
http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.1897606184

LA VERGINITA'

VERGINITA' A cura del Prof. Franco Mascherpa
Ginecologo Psicoterapeuta sessuologo
- Università di Torino


Premessa
Il concetto di "vergine" necessita di una definizione per potersi addentrare nel suo significato sessuologico. Vergine può significare "illibato/a" nel senso comune sessuale, ma anche intatto, integro, inviolato, incontaminato se riferito ad un luogo, o anche genuino se riferito ad un prodotto o ad una materia prima. La perdita della verginità si definisce "deflorazione". Questi significati si confondono tra di loro e finiscono per rendere ogni discorso diverso a seconda del punto di vista dal quale si vuole vedere.


Marcantonio Franceschini, cartone preparatorio per affresco, "La Verginità".

La verginità è un tema che è importante nella mitologia, che interessa molto la religione, che a che fare con la psicologia, la filosofia e l'antropologia e che si è modificato nel tempo coi costumi e in luoghi e tempi diversi. Il punto di vista della sessuologia scientifica tende a contenere tutti questi diverse visioni per arrivare ad una definizione operativa utile nelle pratica clinica e necessaria alla soluzione di quei casi dove la verginità possa diventare un problema (vedi matrimoni bianchi e vaginismo ).

Psicologia
In termini psicologici si può dire che noi tutti siamo un "luogo della mente" e un "prodotto" di un processo, la nostra storia. Sentirsi integri o intatti (a maggior ragione per le donne) è un equilibrio che vorremmo difendere da tutti i processi di disgregazione o di dissociazione che potrebbero violare la nostra interezza, la nostra unità. Ecco perché, psicologicamente, per molte donne la verginità rimane un valore che sono pronte a difendere non solo per motivi sociali, ma anche per motivi propri, interiori e strutturali. Una vera intrusione del corpo, ma anche, e soprattutto, della mente. Ma come tutti i processi di maturazione anche la "perdita" della verginità comporta una crescita, un percorso necessario verso l'identità femminile, con l'affermazione della propria seduttività e con le prospettive della maternità... e come tutti i distacchi e le perdite comporta l'elaborazione di un lutto e un senso di rimpianto. Diventare grandi non è mai stato facile e qualcuno non ci è mai riuscito.

Storia di una leggenda metropolitana
Ogni ragazza ha una sua fantasia sulla verginità: di solito si è fatta un'idea dai racconti delle amiche, spesso della madre. Il primo rapporto sessuale sembra in bilico tra una prospettiva di piacere di solito molto vaga e una di dolore piuttosto certa. Ci sarà certamente un sanguinamento per la rottura dell'imene e questo segnerà l'inizio di una condizione adulta, una trasformazione della bambina intatta, un nuovo modo di avere relazioni coi maschi.

Ma la cose non stanno proprio così...Intanto i primi rapporti non comportano necessariamente la penetrazione del pene nella vagina. La prima leggenda metropolitana è che un rapporto completo sia solo questo, mentre la penetrazione da sola è il più incompleto dei rapporti.La seconda leggenda è che l'imene sia un ostacolo difficile da superare e che debba necessariamente lacerarsi: anche questo è falso nella stragrande maggioranza dei casi e le emorraggie sono eccezionali.

Le storie sono spesso colorite da particolari un po' truculenti e impressionanti: qualche pene è rimasto imprigionato nella vagina per ore, l'emorragia è stata così intensa da dover ricorrere al pronto soccorso di un ospedale, il dolore è stato tremendo, l'umiliazione forte come l'impressione di essere sopraffatta o quasi violentata. Per quasi tutte le donne il primo rapporto con penetrazione si risolverà con un po' di fastidio e magari un po' di paura con un sanguinamento minimo o assente. Questo fatto del tutto naturale, a volte, comporta una certa irritazione maschile per il fatto di sospettare di "non essere stato il primo". Anche certi maschi sono vittime dei pregiudizi sul primo rapporto.Gli uomini tengono moltissimo alla purezza: nel 1950 Dino Origlia scrive: "sono contento di essere arrivato primo è un pensiero che effettivamente corrisponde a qualcosa nella psicologia dell'uomo". Sposare una donna vergine e farne una proprietà esclusiva rappresenta ancora lo scopo di qualche giovane maschio. Negli anni '50 erano ancora la maggioranza. Chi non ha sentito parlare della "magia della prima notte"? Che ci sia qualcosa di particolarmente attraente nelle vergini per gli uomini lo ha detto anche Freud: "…l'uomo che per primo soddisfi l'ardente desiderio d'amore della vergine […] diventerà quello con cui ella riuscirà a stabilire un rapporto duraturo, mentre la possibilità di tale rapporto resterà sbarrata in ogni altro. La donna finirà per vendicarsi della deflorazione avvenuta in quanto l'uomo che l'ha deflorata non è quell'uomo, il padre, cui erano legate originariamente le pulsioni della vergine ."

Antrolopogia dell'imene
Cos'è l'imene? A che cosa serve esattamente? Sembrano domande che abbiano una risposta ovvia, ma ovviamente le cose sono un po' più complicate. L'imene è una piega (plica in anatomia) della mucosa al confine tra il vestibolo della vagina (che anatomicamente appartiene ancora alla vulva) e la vagina stessa. E' quindi una struttura che segna un confine deteterminato dalla diversa origine embriologica della vagina e del vestibolo. Contiene una discreta quantità di vasi sanguigni, pochissima innervazione sensibile e una modesta struttura fibrosa di sostegno, ricca di fibre elastiche. Ha forme e consistenza molto variabili: a semiluna, a setto verticale, ad anello, cribriforme o può essere del tutto assente.



Raramente l'imene può essere anatomicamente un setto completo: questa anomalia comporta che la bambina non avrà le mestruazioni anche in presenza di un corretto sviluppo ormonale (la c.d. criptomenorrea) perché il flusso mestruale non può fuoriuscire. Ma questo è un problema che si presenta in età pediatrica, all'epoca del primo flusso mestruale (menarca ) e che lo specialista avrà già risolto chirurgicamente.

Ad ogni struttura anatomica corrisponde una funzione. Dire a cosa serve l'imene ci costringe a parlare dell'evoluzione sessuale della nostra specie. Le strategie sessuali che oggi utilizziamo sono il frutto delle pressioni della selezione naturale anche se le nostre condizioni attuali sono molto differenti da quelle in cui queste strategie si svilupparono. I nostri antenati si procuravano frutta e verdure raccogliendole e la carne andando a caccia, mentre oggi ci procuriamo il cibo andando al ristorante o al supermercato. Ma se le condizioni in cui avviene l'accoppiamento sessuale differiscono da quelle primitive, le strategie sessuali sono le stesse e operano con la stessa forza irrefrenabile. La psicologia dell'accoppiamento che abbiamo sviluppato durante l'evoluzione resta la stessa, l'unica che abbiamo: la differenza sta che la applichiamo in un contesto moderno. Insomma, le caratteristiche di cui siamo dotati erano state progettate per un mondo che non esiste più.L'imene è solo apparentemente un carattere anti-darwiniano, un ostacolo all'accoppiamento: la verginità e il pudore sessuale hanno misteriosamente contribuito a migliorare la nostra efficienza riproduttiva se sono arrivati sino a noi se visti in una dimensione socio-biologica. Solo coloro che sono riusciti a trovare un partner e a mantenerlo, a riprodursi con lui, ad accudire alla prole, sono diventati nostri antenati. Se la verginità fosse stata un ostacolo alla riproduzione sarebbe sparita rapidamente a causa delle leggi ferree della selezione sessuale. Le preferenze che manifestiamo per un certo partner hanno scopi adattativi, analoghi alle capacità che abbiamo evoluto per le scelte alimentari: abbiamo una predilezione per i cibi che forniscono calorie e sostanze nutritive perché i primi esseri umani che preferirono tali cibi sopravvissero ed ebbero discendenti.




I nostri progenitori svilupparono meccanismi per percepire gli indicatori del valore riproduttivo nascosto delle donne: la bellezza può essere negli occhi dell'osservatore, ma quegl'occhi, e le menti che sono dietro quegl'occhi, sono state plasmati da milioni d'anni d'evoluzione dell'essere umano. Allora, perché "vergine" è bello? Gli studi antropologici elencano quali sono le caratteristiche femminili che attraggono gli uomini adulti: la giovinezza, la bellezza fisica (i cui elementi non sono arbitrari, né legati solo alla cultura), la linea del corpo (c'è una preferenza per un particolare rapporto tra la circonferenza del giro vita e quello dei fianchi), la simmetria del corpo sano. La verginità non solo non è visibile, ma non sembrerebbe una caratteristica desiderabile, almeno non direttamente, ma l'evoluzione ha prodotto una particolarità riproduttiva unica tra tutti i primati: la segreta ovulazione femminile, che nasconde lo stato riproduttivo, vale a dire la perdita dell'estro. I nostri antenati maschi si ritrovarono ad affrontare un problema unico nel suo genere: come essere sicuri della paternità se l'ovulazione è nascosta? Il matrimonio fornisce una soluzione: i maschi che si sposavano ne avrebbero tratto un vantaggio sul piano riproduttivo rispetto agli altri, aumentando considerevolmente possibilità di una paternità sicura.Il passaggio all'organizzazione famigliare e alla coppia, a partire dalla promiscuità sessuale dell'orda, non è stato né rapido, né facile. I rapporti ripetuti durante l'intero ciclo ovario danno ad un uomo maggiori probabilità che la donna partorisca un figlio suo. La fedeltà è rinforzata sia dai vincoli sociali, famigliari che dai membri della coppia. In questa situazione la verginità diventa una caratteristica desiderabile poiché garantisce che, al momento del primo rapporto, la donna non è gravida di un possibile concorrente genetico; una piccola membrana, facilmente superabile, è lì a far da prova . Le donne, per le quali il primo rapporto completo fosse stato troppo "facile", avrebbero potuto correre il rischio di essere abbandonate poiché l'uomo non poteva essere sicuro che quella gravidanza era basata sui propri geni e non su quelli di un estraneo. Da punto di vista maschile valeva la pena di attivare tutti i meccanismi di controllo famigliare e sociale, per evitare di investire risorse a favore di un figlio di un concorrente. L'evoluzione avrebbe agito, come per altre caratteristiche, sull'anatomia. E' la stessa pressione evolutiva che ha portato all'evoluzione del clitoride e alla funzione orgasmica: entrambi apparentemente inutili alla procreazione, sono state selezionate per la loro valenza altamente seduttiva e di stabilizzazione delle relazioni.La fedeltà sessuale e la certezza della paternità sono in cima alla lista delle preferenze sessuali degli uomini. Oggi, sebbene nella cultura occidentale non si possa più pretendere la verginità, è certo che gli uomini tengano molto alla fedeltà. La pillola potrebbe rendere questa preferenza non necessaria, ma la preferenza per la fedeltà permane inalterata: un uomo non riduce il suo desiderio che la moglie gli sia fedele solo perché prende la pillola! Lo stesso si può dire per la verginità: anche se questa non è più di moda, le vergini continuano ad avere un fascino speciale per molti. La cultura umana ha circa 12.000 anni, l'Homo Sapiens 400.000 almeno, i nostri antenati ominidi hanno più di quattro milioni d'anni. Questo significa che, prima di essere una specie culturale, l'uomo è stato lungamente una specie naturale e le conseguenze sono ampiamente visibili ancor oggi.

Religione
La tutela religiosa del corpo della donna, come del suo spirito, è stata sempre aggressiva e pesante in ogni religione e in ogni epoca. La donna è disprezzata in ogni religione monoteista: lo è nell'islam, nell'Ebraismo quanto nel Cristianesimo. La tutela del corpo della donna è stato, per molti secoli, aggressivo e pesante. Il Buddismo Zen, in ogni epoca, è stato maschilista, il Confucianesimo è durissimo con le donne.La Chiesa ha sempre detestato l'amore fisico (eros, amor ), preferendogli l'amore di carità (agape, dilectio ). La vergine è l'oggetto di un culto eccezionale condiviso a lungo e profondamente da tutti i cattolici. Fin dal XVIII° secolo, essere innamorati è una sventura del destino. C'è il timore che l'amore, la carne, possano rendere l'uomo simile all'animale (San Tommaso). La condanna del coito è stata quasi generale dal XII° secolo, accompagnata dall'apologia della verginità. Nel II° secolo i trattati sulla verginità sono letteratura corrente come quelli di Metodio di Olimpio e di San Cipriano. Alcuni di questi primi cristiani arrivano alla castrazione come Origene. San Gerolamo, sul piano teorico, ammira la verginità e dissente dal matrimonio: se la fine del mondo è vicina, si chiede, perché fare dei figli? E dice: "Come accettiamo il matrimonio, così preferiamo la verginità" e descrive la gravidanza come un inferno.Tutto il futuro della dottrina rimase segnato da quest'amore per la verginità, manifestato nei primi secoli. La verginità rimaneva l'ideale. Ma rifiutare le madri, e porre l'accento sulla loro abiezione, rischiava di portare a seri problemi demografici. Tra il IX° e il X° secolo la dottrina sessuale della chiesa ebbe ripercussioni sulla popolazione europea che conobbe una magra pericolosa. La politica diventò allora quella di incoraggiare il matrimonio si rese l'istituzione più santa e il matrimonio diventò un sacramento, anche se la presenza di un prete non fu obbligatoria fino al 1563.Lo sforzo del XIII° secolo di fare del matrimonio un meccanismo regolatore della società privo di peccato, non impedì il permanere dell'ammirazione per la verginità come perfezione assoluta o, se non altro, come rimpianto. La deflorazione, anche seguita da maternità felici, è stata considerata dalla cristianità, allora come oggi, una reale perdita di essere e di valore. Con lo sviluppo del culto di Maria dal XII° secolo, si seguitò ad offrire come modello alle donne una vergine. Maria vergine eterna, vergine in ogni tempo (alipartenos ). Anche se Maria non assunse mai il rango di una divinità, s'insistette sulla natura della verginità fino all'inverosimile. C'è chi dice anche per far sparire i fratelli di Gesù, di cui pure testimoniano gli evangelisti. Maria divenne ben presto una quarta figura della trinità e la prima delle sante. Per otto secoli, dal XII° al XX°, Roma si è accanita a perfezionare, aumentare, bloccare tale verginità. Non soltanto Maria aveva concepito un dio, non soltanto questa nascita l'aveva lasciata vergine, ma anche, dal 1854, si affermò che sfuggiva alla maledizione delle figlie di Eva: era nata senza macchia, senza il marchio del peccato originale: il dogma dell'immacolata concezione che è spesso confuso con quello della verginità.



Nel 1950 Pio XII° promulgò come verità che era stata innalzata direttamente al cielo senza aspettare il giudizio universale: il dogma dell'assunzione della Vergine. Una simile promozione avrebbe potuto contribuire a risollevare il valore delle altre madri, ma non è così: Maria viene sempre ammirata per la verginità, più che per la maternità. Ma il modello è inimitabile, fuori portata… La parte più interessante (e poco nota), di questa contraddizione, trova una sua esemplificazione, ancora più assurda, nel sogno dei matrimoni non consumati. Il teologo Pier Lombardo, intorno al 1100, elencò ed esaltò i casi delle spose perfette, quelle che avevano risolto la quadratura del cerchio sessuale cristiano, secondo il genere letterario medievale degli exempla : i matrimoni bianchi. San Tommaso, nel secolo seguente, disse "Il matrimonio senza unione carnale è il più santificante".Attingendo molto alla leggenda, si ripeté insistentemente la storia meravigliosa di Cecilia e Valentino che non si unirono mai carnalmente e, colmo della felicità, furono martirizzati dai Romani. Si trovarono meriti in Melania che, verso il 400, rifiutò il marito e, vergine, fondò un convento e si lodò Alessio, patrizio romano, che, costretto al matrimonio dalla sua ricca famiglia, abbandonò il domicilio coniugale sin dal primo giorno delle nozze per farsi mendicante.La Storia viene bistrattata. Di Santa Redegonda, che probabilmente visse col marito come tutte le donne dell'epoca, si disse che non si era abbandonatagli abbracci coniugali senza disgusto, per poi affermare, un po' più tardi, che non avesse neppure consumato l'unione. Per l'imperatore Enrico II° e sua moglie venne fatto notare che, dal momento che non avevano avuto figli, avevano vissuto all'insegna della moderazione. Il culto di Maria si era ampliato tanto che le bibliografie, nei secoli seguenti, inventarono di sana pianta una scena straziante dove si vedevano due sposi, sin dalla sera delle nozze, giurarsi che le loro relazioni sarebbero rimaste per sempre virginali.L'indiscutibile contraddizione verginità-maternità non deve nulla a qualche principio d'autorità, e neppure alla varietà delle fonti cattoliche: fu accettata e voluta. Essa si colloca al centro stesso di una concezione che si chiama degli "ordini di dignità". In questa graduatoria ufficiale la madre non si è piazzata mai in un buon posto, ma la madre non ha mai occupato un rango d'onore nel cristianesimo: la gloria è promessa alle vergini.

La verginità nella storia sociale italiana
Uno sguardo alla storia sociale del concetto di verginità in Italia, ci obbliga a tornare al dopoguerra e alla rivoluzione sessuale degli anni 70. Per molti magistrati tra gli anni Cinquanta e Sessanta sotto le gonne delle fanciulle è custodito un bene giuridico. Nel 1949, ad esempio, la Corte di cassazione stabilisce che una donna sedotta con la promessa di matrimonio "ha ragione di insorgere e riscattare il proprio onore vilipeso da chi l'ha ingannata". Ormai le ragazze studiano e lavorano e il loro destino non dipende più solo dal matrimonio, ma la verginità, in perfetta continuità col ventennio, continua ad essere una faccenda estremamente seria. Lo è per il Papa, per i preti, che ne sottolineano la qualità spirituale, per la mamma che ne valorizza gli aspetti negoziali ai fini delle nozze, lo è per il giudice pronto a sentenziare un compenso in denaro nei casi, rari, in cui si possa dimostrare che lei non ci stava e non lo ha provocato.Come quasi ogni cosa in quegli anni, anche la verginità diventa una questione politica e un oggetto di culto. I cattolici hanno Maria Goretti , santificata da Pio XII° nel 1950, e i comunisti sfoderano Irma Bandiera una partigiana che è stata torturata ma si è difesa, che ha mantenuto l'onore e perduto la vita, e perciò viene additata all'esempi delle giovani della FGCI. Il valore è diverso per cattolici e comunisti: per i primi è una questione di principio, per gli altri una questione etica e pratica.Se negli anni Trenta, con l'esempio di Maria Goretti, si era tentato di responsabilizzare le ragazze, negli anni Cinquanta si preferisce intensificare la sorveglianza: il controllo della verginità spetta alle figlie, ma la supervisione materna deve essere incessante e incutere terrore. Nel 1960 in "Saper vivere", Donna Letizia avverte le ragazze che "il buon senso vi ispirerà la risposta adeguata: un NO deciso", perché le "ochette" che abboccano "se ne pentiranno molto il giorno in cui si troveranno di fronte un fidanzato, un vero fidanzato". Un sacerdote ammonisce a proposito del fidanzamento che deve durare al massimo sei mesi: "Chi ama il pericolo perirà con esso. A tutti i fidanzati consiglio: visite brevi, visite utili, visite rare". Ammettere davanti a un figlio adulto che è stato concepito prima del matrimonio costituisce una vergogna che si cerca di nascondere per tutta la vita.

I Tampax, primo assorbente interno in commercio negli Stati Uniti dal 1936, arriva in Italia accompagnato dalla cattiva fama: non è adatto alle giovinette perché può rompere l'imene, distruggere la verginità.Nel 1961 la pedagogista Maria Ricciardi Rocco osserva che una ragazza, sotto un tale bombardamento di precetti, "…è incerta tra le paure di perdere il fidanzato, cedendo, e la paura di perderlo ugualmente dopo aver ceduto" La "prova d'amore" è in realtà una prova di potere, un esperimento di sottomissione di lei a lui, o di lei alla mamma. Nel 1950 Margaret Sanger, pioniera americana della contraccezione, incontra Gregory Pincus, un chimico impegnato nello studio degli ormoni. Dopo sei anni nasce la "pillola" Pincus, il primo contraccettivo moderno che viene sperimentata sulle donne di Portorico: è l'inizio di una nuova era, una vera rivoluzione nei millenni della storia umana, mai prima d'ora il sesso era stato separato dalla procreazione con tanta nettezza. Come sappiamo, le conseguenze sul costume, sulla morale sono molte immediate e profonde. Le donne non sono più incatenate alla maternità per obbligo, si diffonde il lavoro fuori casa, si passa dalla responsabilità maschile a quella femminile. Anche il matrimonio d'amore perde peso dopo quello di convenienza, la donna rafforza la parità all'interno della famiglia. Nasce la sessuologia che riconosce alla sessualità un ruolo non solo riproduttivo, di creazione per sé. Non mancano agguerrite resistenze a questo cambiamento epocale. In questo periodo, all'inizio degli anni sessanta, molti sacerdoti negano l'assoluzione a quelle donne che confessano di aver praticato la contraccezione anche se c'è attesa verso un'autorizzazione al controllo delle nascite perché l'atteggiamento del Vaticano sembra essere generalmente più riformista. Nel 1963 la Commissione pontificia nominata da Giovanni XXIII° si pronuncia per un "uso responsabile dei contraccettivi". Nel 1965 si chiude il concilio Vaticano II senza che l'argomento sia stato affrontato. Nel 1968 il Papa pubblica l'enciclica Humanae vitae che condanna la contraccezione. Per i Paesi cattolici avanzati è un duro colpo. Negli anni Sessanta, invece, la rivoluzione si diffonde a macchia d'olio. Oggi nel nord Italia quasi il 30% delle donne usa la pillola contraccettiva.

Ginecologia

Serve ancora la chirurgia della verginità?
In alcune parti del mondo esiste ancora il problema della ricostruzione della verginità anatomica. In Brasile, Paese dove si esegue ogni anno un numero impressionante d'interventi di chirurgia plastica, un ginecologo ha pubblicamente dichiarato di aver eseguito più di mille ricostruzioni imenali. Oggi l'unico intervento giustificato nelle difficoltà di penetrazione legate ad anomalie anatomiche, come nella vestibolodinia disestesica , è l'ablazione della rima vulvare o plastica vulvo-vaginale posteriore che rimane indicata nei casi in cui esista un'ipertrofia membraniforme della forchetta , causa di dolore alla penetrazione e di contrazione riflessa dei muscoli perineali. La scelta di questa terapia va integrata con un preciso inquadramento diagnostico sessuologico e con una competente consulenza vulvologica.

Bibliografia


J. Strund G. Thomas L'intatta, Archetipi e psicologia della verginità femminile(Psicanalisi) Red Ed. 1987
L. Irigaray, Essere due Boringhieri 1994 (Filosofia)
G. Bechtel Le quattro donne di dio Pratiche Ed. 2000 (Storia della Chiesa)
H.S. Fisher Anatomia dell'amore Longanesi 1993 (Antropologia,sociobiologia)
D.M. Buss L'evoluzione del desiderio Laterza 1995 (Psicologia sociale)
M. Boneschi Senso Mondatori 2000 (Storia del costume)


http://www.benessere.com/sessuologia/arg00/verginita.htm

ORGASMO FEMMINILE

ORGASMO VAGINALE, ORGASMO CLITORIDEO
Purtroppo molte donne hanno problemi connessi all'orgasmo: da una recente inchiesta condotta in Italia dalla Societa' Italiana di Medicina Generale (SIMG) con 600 questionari distribuiti negli ambulatori di medici di base, emerge che il 30,1% lamenta problemi di orgasmo e il 26,9% di lubrificazione.

Orgasmo femminile
L’orgasmo è una piacevole risposta psicologica e fisiologica ad un stimolo sessuale. E’ il terzo stadio, dopo la fase di plateau nel rapporto sessuale, a cui normalmente segue una fase di rilassamento della tensione sessuale. Durante l'orgasmo, sia nei maschi che nelle femmine, si verificano contrazioni muscolari dell’ano e dei muscoli pelvici, così come degli organi sessuali.


Egon Schiele, "Gli amanti", 1917.

Nella femmina, l’orgasmo è preceduto da una lubrificazione delle pareti vaginali e da una dilatazione del clitoride dovuta ad un aumento del flusso sanguigno che rimane nel tessuto spugnoso che lo compone. Alcune donne manifestano un arrossamento diffuso della pelle dovuto ad una aumento del flusso sanguigno. Ma mano che la donna si avvicina all’orgasmo, il clitoride si muove verso l’interno e le piccole labbra assumono una colorazione più scura. Quando l’orgasmo diviene imminente, la vagina diminuisce di dimensioni di circa il 30% e viene irrorata di sangue e il clitoride si ritira sotto il cappuccio protettivo e riemerge solo quando la stimolazione ha termine. Durante l’orgasmo l’utero, la vagina e i muscoli pelvici hanno una serie di contrazioni ritmiche. Dopo che l’orgasmo è finito, il clitoride riemerge e recupera, in circa 10 minuti, le proprie normali dimensioni. A differenza dell’uomo, la donna non ha un periodo refrattario e perciò può avere un secondo orgasmo subito dopo il primo (alcune donne possono averne 3 o 4): ciò è noto come orgasmo multiplo. Studi mostrano che circa il 13% delle donne hanno avuto esperienze di orgasmi multipli. L’orgasmo per la donna, come per l’uomo, può essere associato ad azioni involontarie, vocalizzazioni o spasmi muscolari in altre parti del corpo. Generalmente è associato con una generale sensazione di euforia.

"Eiaculazione" femminile
Molte donne durante l’orgasmo espellono del fluido. L’origine di tale fluido sono le ghiandole di Skene localizzate attorno al meato uretrale. Queste ghiandole hanno le dimensioni di una capocchia di spillo e possono variare da soggetto a soggetto ed anche non essere presenti. Questo spiega l'assenza di questo fenomeno in alcune donne.

Perché si verifica l’orgasmo
In termini evolutivi è chiaro che l’orgasmo maschile è necessario per la riproduzione in quanto associato all’eiaculazione. Per l’orgasmo femminile le teorie Darwiniane sono meno dirette: alcuni autori sostengono che contribuisca alla ritenzione dello sperma all’interno, aumentando le possibilità di fecondazione.In termini evolutivi è chiaro che l’orgasmo maschile è necessario per la riproduzione in quanto associato all’eiaculazione. Per l’orgasmo femminile le teorie Darwiniane sono meno dirette: alcuni autori sostengono che contribuisca alla ritenzione dello sperma all’interno, aumentando le possibilità di fecondazione.

Orgasmo vaginale e clitorideo
Bisogna premettere che non ci sono due differenti tipi di orgasmo, può cambiare soltanto il tipo di stimolazione per raggiungerlo. Il clitoride è molto sensibile alle stimolazioni. Può essere stimolato in vari modi, con stimoli manuali o attraverso una pressione e sfregamento con il corpo del partner. Alcune donne provano dolore in presenza di stimolazione diretta. Una migliore stimolazione si ha con la donna sopra in posizione tale che il clitoride si sfreghi con l’osso pubico dell’uomo. Questo peraltro si verifica anche quando è l’uomo a stare sopra in una posizione tale che l’osso pubico eserciti pressione nella zona clitoridea. Per alcune donne la parte esterna della vagina è anche molto sensibile. Questo viene riferito come "orgasmo vaginale".

In termini evolutivi è chiaro che l’orgasmo maschile è necessario per la riproduzione in quanto associato all’eiaculazione. Per l’orgasmo femminile le teorie Darwiniane sono meno dirette: alcuni autori sostengono che contribuisca alla ritenzione dello sperma all’interno, aumentando le possibilità di fecondazione.

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Orgasmo vaginale e clitorideo
Bisogna premettere che non ci sono due differenti tipi di orgasmo, può cambiare soltanto il tipo di stimolazione per raggiungerlo. Il clitoride è molto sensibile alle stimolazioni. Può essere stimolato in vari modi, con stimoli manuali o attraverso una pressione e sfregamento con il corpo del partner. Alcune donne provano dolore in presenza di stimolazione diretta. Una migliore stimolazione si ha con la donna sopra in posizione tale che il clitoride si sfreghi con l’osso pubico dell’uomo. Questo peraltro si verifica anche quando è l’uomo a stare sopra in una posizione tale che l’osso pubico eserciti pressione nella zona clitoridea. Per alcune donne la parte esterna della vagina è anche molto sensibile. Questo viene riferito come "orgasmo vaginale".

Bisogna premettere che non ci sono due differenti tipi di orgasmo, può cambiare soltanto il tipo di stimolazione per raggiungerlo. Il clitoride è molto sensibile alle stimolazioni. Può essere stimolato in vari modi, con stimoli manuali o attraverso una pressione e sfregamento con il corpo del partner. Alcune donne provano dolore in presenza di stimolazione diretta. Una migliore stimolazione si ha con la donna sopra in posizione tale che il clitoride si sfreghi con l’osso pubico dell’uomo. Questo peraltro si verifica anche quando è l’uomo a stare sopra in una posizione tale che l’osso pubico eserciti pressione nella zona clitoridea. Per alcune donne la parte esterna della vagina è anche molto sensibile. Questo viene riferito come "orgasmo vaginale".
Sigmund Freud sosteneva che le donne "mature" hanno un orgasmo solo vaginale, questo ovviamente conferiva un ruolo centrale al pene per la soddisfazione sessuale della donna. In realtà l’orgasmo è un’esperienza individuale e non c’è un percorso "corretto" per raggiungerlo.

Orgasmo e barriere psicologiche
Sebbene l’utilizzo di tecniche o posizioni particolari possa essere utile a favorire l’orgasmo femminile, anche la mente della femmina deve essere preparata. Per molte donne infatti sensi di colpa, insicurezza e pensieri negativi inculcati possono prevenire la comparsa di un’eccitazione adeguata e dell’orgasmo. Alcune donne provano vergogna nel sesso e non riescono a viverlo come esperienza di gioia. Alcune donne si sentono insicure del proprio corpo, lo sentono lontano dai "modelli di bellezza" e ciò provoca difficoltà nel raggiungere l’orgasmo. Altre donne sono così concentrate su se stesse per raggiungere l’orgasmo che trascurano il partner e entrano in ansia, allontanandosi dallo stato psicologico giusto premessa essenziale per l’effettivo raggiungimento dell’orgasmo.
Alcune donne non hanno mai provato l’orgasmo e si domandano se c’è speranza di provarlo. Si, c'è.

Liberarsi delle barriere psicologiche, se presenti, è il primo passo. Poi è importante trovare modi per entrare in sintonia con il proprio corpo, per sentirsi a proprio agio con esso, per "piacersi". Infine bisogna trovare il modo di comunicare al proprio partner cosa piace, quali stimolazioni, sia prima del rapporto che durante, possono essere più efficaci e quali posizioni sono preferite. Si può sperimentare la posizione lei sopra, almeno quando si ritiene che l’orgasmo si avvicini, cercando con dei movimenti di raggiungere pressione e sfregamento tra la zona clitoridea e l’osso pelvico del maschio. Anche l’atmosfera nel rapporto è molto importante; la situazione, la preparazione, il luogo, le luci (magari a lume di candela) possono giocare un ruolo.

Esercizi preparatori
Si riporta, senza in alcun modo garantirne la validità scientifica, il metodo Kegel. Consiste nel contrarre i muscoli pubococcigei (come se si cercasse di trattenersi dall’urinare) con un intervallo di 10 secondi per 150 volte ogni giorno, con contrazioni rapide e lunghe.

http://www.benessere.com/sessuologia/arg00/orgasmo.htm?st=mp&t=1203638608

ORIENTAMENTO SESSUALE

ORIENTAMENTO SESSUALE

Si definisce orientamento sessuale la direzione dell'interesse sessuale verso membri dello stesso sesso, del sesso opposto o per entrambi i sessi, dettato da fattori fisiologici piuttosto che da condizionamenti sociali. E' importante notare che tale orientamento può differire dal "comportamento" sessuale ed anche dall'identità sessuale di un soggetto.

Il rapporto Kinsey
La prima analisi scientifica sull'orientamento sessuale è stata condotta del Prof. Kinsey e dal suo team.


Alfred Kinsey e il suo team di ricerca: Clyde Martin, Paul Gebhard e Wardell Pomeroy

Nel suo primo libro, quello sul comportamento sessuale maschile, dal titolo originario "Sexual Behavior in the Human Male", meglio conosciuto come 'Il rapporto Kinsey', era contenuto uno dei costrutti teorici più importanti sull'argomento: la "Heterosexual/ Homosexual Rating Scale ," una scala a sette punti, dove si misura la sessualità e le eventuali tendenze omosessuali di un soggetto.



0 - esclusivamente eterosessuali
1 - prevalentemente eterosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze omosessuali
2 - prevalentemente eterosessuali, ma con una forte componente omosessuale
3 - essenzialmente bisessuali
4 - prevalentemente omosessuali, ma con una forte componente eterosessuale
5 - prevalentemente omosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze eterosessuali
6 - esclusivamente omosessuali


Cosa determina l’orientamento sessuale?
Oggi si ritiene che l’orientamento sessuale sia il risultato dell'interazione di fattori ambientali e culturali, e di fattori biologici e genetici. Anche il contesto familiare, con i suoi modelli di riferimento, può rinforzare o meno la predisposizione genetica. L’orientamento sessuale si forma nell'infanzia e nell'adolescenza.

Culture basate sull'identità sessuale
Cultura gay
Nell'ottocento, fino alla prima metà del novecento la cultura gay era nascosta e si basava su simboli e codici segreti. Dopo i famosi disordini di Stonewall nel 1969 a New York, USA, tra omosessuali e polizia che aveva fatto irruzione in un bar frequentato da gay, del Greenwich Village, la cultura gay cominciò ad essere più pubblica. Negli anni 70 ebbe influenza sull'arte pop, e su altre espressioni artistiche, affermando l'orgoglio di essere omosessuale. Con l'avvento del AIDS la discriminazione riprese vigore.

Cultura lesbica
La cultura lesbica negli ultimi anni si è affermata a seguito dello sviluppo del femminismo. Una delle icone di tale cultura è la cantante Melissa Etheridge.

Cultura bisessuale
I bisessuali si trovano nella peculiare situazione di non essere accettati sia dagli eterosessuali che dagli omosessuali. Si sentono attratti sia da maschi che da femmine, in alcuni casi in egual misura, in altri con una preferenza per un sesso. Spesso questo orientamento sessuale è represso. Nell'intento di creare un'identità a questa cultura e di aumentarne la visibilità, Michael Page creò la bandiera dell'orgoglio bisessuale, la Bi Pride Flag.


http://www.benessere.com/sessuologia/arg00/orientamento_sessuale.htm











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PRATICHE SESSUALI ESTREME

PRATICHE SESSUALI ESTREME: IL TRAMPLING
TRAMPLING A cura del Dott. Fabrizio Quattrini


Introduzione

Citando Alfred Kinsey, uno dei pionieri della sessuologia scientifica, si osserva come i contesti sociale e culturale influenzino pesantemente le caratteristiche comportamentali e nello specifico sessuali degli individui: “al di là delle interpretazioni morali, non c’è alcuna ragione scientifica per considerare particolari tipi di attività sessuali come intrinsecamente, per origine biologica, normali o anormali”.
Sono la società e la cultura che costantemente impongono regole e leggi a favore del “sano” comportamento erotico-sessuale.
Ma che cos’è “sano” e quando si può parlare di “devianza" o di "perversione”?
Attraverso un excursus delle terminologie appropriate e inappropriate, virando tra i possibili e potenziali meccanismi che spingono gli individui a prediligere una certa sessualità più o meno spinta, più o meno personalizzata, verranno descritte quelle pratiche appartenenti ad un erotismo definito estremo e “incarnato” nel movimento BDSM.

Perversione vs Parafilia
Come spesso accade, il non conoscere, l’ignorare elementi fondamentali dei vissuti intimi delle persone può condurre la società a definire con termini forti e giudicanti i comportamenti e i modi di fare agiti dagli stessi individui.
Quando il comportamento è messo in relazione con la sessualità il rischio di entrare in pericolosi giudizi e preconcetti diventa sempre più elevato. Un esempio lo si può ritrovare nella trasformazione del concetto “pericoloso” che si nasconde dietro il termine “impotenza” rispetto a quanto di più tecnico e meno giudicante si celi dietro quello di “disturbo dell’erezione”. Molto probabilmente un uomo che si confronta con il disagio del disturbo dell’erezione può evitare quella sensazione di pesantezza nei confronti di un’impotenza, che non riguarda solo il suo pene, bensì tutta la sua “potenzialità” di essere UOMO.
Anche il termine “perversione” inteso come “deviante” rischia di fondare le proprie radici in un concetto strettamente giudicante e invalidante.
Ecco che ad oggi infatti, è preferibile rapportarsi a quelle pratiche sessuali che sembrano uscire dai comportamenti comunemente e socialmente legittimati con il termine parafilia.
Tale termine deriva dal greco ed è composto dalla particella “parà” che può avere molteplici accezioni del tipo: “presso”, “accanto”, “oltre” e dal sostantivo “filia” che significa “amore”, “affinità”. Indica quindi, l'eccitamento sessuale provocato da situazioni o oggetti sessuali che possono interferire con la capacità di avere relazioni sessuali basate sullo scambio reciproco di affettuosità.
Tale terminologia viene introdotta nel 1980 nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Third Edition (DSM III) con il tentativo di “sanare” il termine perversione, in quanto più scientifico e meno penalizzante sul piano morale.
A tale riguardo è utile ricordare quanto probabilmente il contesto sociale di riferimento indirizza le società e gli individui che la compongono verso l’utilizzo di certe terminologie. Infatti, come non ricordare l’importanza che poteva avere il parlare di “perversione” ai tempi di Freud. In tale periodo storico aveva un significato da esprimersi nei confronti delle perversioni definendole come “quelle attività sessuali finalizzate alle regioni del corpo non genitali” (Freud, 1905), oggi, in seguito ai cambiamenti sociali e soprattutto alla nascita della sessuologia come scienza, una simile “diagnosi” rischierebbe di valutare come “patologiche” le condotte sessuali della quasi totalità della popolazione mondiale.
L’aspetto socio-culturale nella genesi delle parafilie, può rappresentare, come suggerisce la Kaplan (1992) una semplice strategia mentale che utilizza uno o l’altro stereotipo sociale di virilità o femminilità per ingannare l’osservatore sui significati inconsci dei comportamenti che egli ha di fronte agli occhi. L’ossessione di dover compiere sempre un determinato comportamento e la disperazione che potrebbe insorgere nel non mettere in atto tale “pratica” sono le due caratteristiche principali che fanno di qualsiasi “azione” una “perversione”!
Secondo il DSM IV-TR (2000) le caratteristiche essenziali per inquadrare a livello diagnostico le parafilie sono: la presenza di fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente, che si manifestano per un periodo di almeno sei mesi e che possono riguardare oggetti inanimati, la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o del partner, o bambini ed altre persone non consenzienti. I comportamenti, i desideri, o le fantasie devono causare un disagio clinicamente significativo o la compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre importanti aree del funzionamento del soggetto.
Possono inoltre essere distinte tre differenti categorie:
a) forma lieve caratterizzata dalla presenza dell’impulso senza la sua messa in atto;
b) forma moderata, in cui il soggetto agisce la fantasia solo in modo occasionale;
c) forma grave, in cui la messa in atto del comportamento è ripetuta e abituale.

Solitamente l’esordio dei comportamenti parafilici è connesso a variabili individuali e situazionali, tuttavia l’origine si osserva nella fanciullezza o nella prima adolescenza e diviene più definita e elaborata durante l’età adulta.
Sempre seguendo le linee guida del DSM IV-TR possono essere individuate nove tipologie di parafilie:

Esibizionismo
Feticismo
Froutterismo
Pedofilia
Masochismo sessuale
Sadismo Sessuale
Voyeurismo
Feticismo da Travestimento
Parafilie Altrimenti non Specificate
BDSM e l’erotismo estremo
Chiarita la nozione di parafilia, prima di affrontare in modo semplice il concetto della pratica del “trampling” è doveroso fare un breve inciso sulla nascita negli Stati Uniti, intorno al 1985, del movimento BDSM che nel suo insieme raccoglie, con una parola sola, centinaia di differenti pratiche e situazioni erotiche in cui un partner si abbandona alla volontà e alle fantasie dell’altro (Ayzad, 2004). Questa sigla sta a promuovere l’erotismo estremo distaccato dalle patologie mentali e dai crimini che nei secoli passati ne hanno condiviso l’etimologia creando confusione e equivoci spiacevoli.
BDSM rappresenta la somma di differenti acronimi, le quattro iniziali hanno dei significati ben precisi in riferimento alle pratiche che più frequentemente implicano:
B di bondage, che dall’inglese significa “legame”, quindi corde, nodi, lacci diventano necessari e indispensabili… è utile ricordare quanto tale “lettera” possa sottintendere anche “costrizione”,“schiavitù”, la libertà del gioco erotico estremo “fammi tutto quello che vuoi”!
D di domination, si riferisce al piacere di lasciarsi guidare nelle proprie esperienze, emozioni e sensazioni dalla volontà del partner. Come ricorda anche Ayzad (2004) per alcuni il significato della D è rappresentativo di “disciplina”, ovvero colui che domina nell’atto sessuale impone delle regole alla/o sottomessa/o che implicano una punizione nel momento in cui fossero disattese. “…sta al gusto delle persone coinvolte scegliere fin dove si voglia spingere questo aspetto della relazione…”.
S di sadismo: consiste nel gioco di far sperimentare al proprio partner una fisicità dimenticata in un contesto erotico di grande coinvolgimento. Quindi al bando tutte quelle fantasie legate all’immaginario stereotipato tipico di alcuni film dove un individuo raggiunge il proprio piacere orgasmico facendo urlare di dolore i propri prigionieri!
M di masochismo: si riferisce a quelle persone che hanno imparato a sperimentare attraverso la propria sensorialità, e all’interno di una situazione erotica, quegli stimoli intensi provocati da una sensazione di dolore, apprezzandoli positivamente
“L’erotismo estremo è tutto questo e molto di più, e viene interpretato da ciascuno nella chiave più adatta alla propria personalità e alle proprie caratteristiche” (Ayzad, 2004).
Il BDSM come si è sottolineato precedentemente si distacca dalle comuni pratiche sadomasochiste in quanto sono presenti chiare regole fondamentali che possono essere riassunte con la formula inglese Safe, Sane, Consensual (SSC) che può essere tradotta in italiano con Sicuro - Sano – Consensuale.

Il TRAMPLING

La definizione di Trampling può essere fatta risalire al verbo inglese “to trample” che in italiano significa calpestare. Associare questo comportamento alla sessualità evidenzia una pratica “estrema” dove l’individuo si procura una certa eccitazione facendosi calpestare dal partner, spesso a piedi nudi, ma anche facendogli indossare particolari tipi di scarpe.
Come si può osservare dalla semplice descrizione sono evidenti due particolari comportamenti parafilici descritti precedentemente: il masochismo e il feticismo.
È questa una parafilia complessa che vede coinvolti molto di più gli uomini delle donne. L'eccitazione é raggiunta dalla combinazione del fattore dolore e da quello umiliazione, questo si ricollega generalmente ad un tipico rapporto di BDSM dove vi è una partner che funge da dominante Mistress (padrona in inglese) ed un partner sottomesso o schiavo dell'altro (Slave).
Il trampling con tacchi alti, particolarmente apprezzato, è potenzialmente pericoloso specie se praticato sulla schiena a causa della fragilità delle ossa. Il rischio fratture e/o incrinature è alto tanto quanto quello di lasciare segni indelebili sull'uomo che viene calpestato.
Spesso gli uomini che amano praticare tale comportamento sessuale “estremo”, quando non riescono a metterlo in atto con la propria partner, ripiegano nella fruizione di materiale video particolarmente florido soprattutto nel commercio in internet.
I protagonisti del trampling ricalcano pienamente una relazione di coppia di tipo asimmetrico facilmente riconducibile ai rapporti sadomasochisti. Infatti, i componenti della coppia sottolineando il valore gerarchico del potere, si dividono in una Mistress tendenzialmente “sadica” che calpesta e uno Slave “masochista”, che si eccita per il piacere attivo legato alla sottomissione (farsi calpestare).
Visto che nella maggior parte dei Trampler è presente il desiderio di voler essere solamente calpestati, il fatto di sentirsi schiacciare parti del corpo (quelle preferite sono il torace, l’addome e i genitali) è fondamentale alla loro eccitazione. In questo tipo di coppia i ruoli sono già definiti: uno guida e l’altro esegue.
Vista la complessità e la difficoltà ad inquadrare chiaramente tale parafilia (si ricorda che nel DSM IV TR non è citata e quindi può essere inclusa nelle parafilie altrimenti non specificate), credo sia necessario comprenderla nella pratiche BDSM evidenziandone probabilmente un comportamento “egoistico” del trampler, che fa emergere nell’individuo una spiccata personalità narcisistica.
Dall’analisi del materiale disponibile sul web di siti esclusivamente legati alle pratiche BDSM e dove la pratica del trampling è una delle più amate, si evince che, mentre viene calpestato, il “Sub” (Submissive) spesso trae godimento dalla vista del “Dom” (Domination) che incombe sopra di lui. Il fatto che la donna dominante indossi stivali o scarpe particolari, questo può, anzi diventa uno stimolo visivo di grande fascino. Se il calpestamento a piedi nudi è difatti un contatto diretto tra i due, e la scarpa è di per sé un primo elemento di distacco e distanza, essa diventa anche simbolicamente un ulteriore stadio intermedio tra il sottomesso sdraiato al suolo e il suo dominante che gli cammina sopra (Ayzad, 2004).
The last but not the least lo schiacciamento sarà totalmente in mano al “Dom” che potrà decidere se il trampling (e nello specifico quello sui genitali) seguirà una stimolazione tesa ad eccitare il trampler nella sua umiliazione, piuttosto che uno strumento per imporre sofferenza. In accordo con la finalità prescelta, o magari variando dall’una all’altra, il “Dom” gestirà il proprio peso. Qualora vi fosse la presenza di scarpe, soprattutto se con un tacco a spillo, ne dovrà gestire le caratteristiche. Un tacco sottile può essere usato per pungere o procurare lievi ferite, un tacco quadrato e duro può venire premuto fino a fare anche molto male, si può indugiare su parti più sensibili come i capezzoli o i genitali, oppure calpestare con pressione dosata parti del corpo che procurano inteso dolore come il dorso delle mani.
Riguardo alla scelta delle parti del corpo da calpestare, considerando che ogni trampler può avere la propria zona prediletta, può essere utile fare delle interpretazioni: calpestare il palmo delle mani è un simbolo molto intenso, come di invasione, mentre premerle sul dorso è estremamente doloroso. Calpestare un piede nudo con la suola di uno stivale è indubbiamente un chiaro simbolo di sopruso, oltre che altrettanto doloroso come il dorso della mano stessa. Infine, la più chiara immagine di sottomissione si ha calpestando la testa o il volto.
Dai video reperibili on-line si evince che la pratica del trampling è strettamente legata ad uno stato primario di eccitazione. Infatti, nella maggior parte delle immagini presentate è difficilissimo osservare un’evoluzione che, dalla pratica erotico estrema del trampling, giunga all’atto sessuale completo, ovvero al piacere orgasmico.
Quello che si osserva è tipicamente un piacere fisico, un’eccitazione limitata all’azione dello schiacciamento, e a volte la risposta dell’erezione dell’uomo viene percepita solamente da semplici trasformazioni “volumetriche” degli indumenti intimi che avvolgono le zone genitali.
Molte persone che amano questo tipo di pratica si eccitano nell’immaginare, ovvero osservare video traendo da questi l’eccitazione e la forza necessarie per intraprendere un rapporto sessuale completo soddisfacente.
Quando il presunto trampler sente il bisogno costante di osservare o praticare lo schiacciamento per ottenere una “sicura” eccitazione sessuale, può essere vittima di un comportamento parafilico di tipo disfunzionale.
Per concludere questa panoramica sui comportamenti parafilici estremi e “non altrimenti speficicabili” si fornisce un accenno ad una pratica che oltre a coinvolgere il sado-masochismo e il feticismo integra perfettamente anche la zoofilia. E’ quella definita del crusching o squishing, che in America è stata perseguita da una legge federale (106-152 (Title 18, Section 48) del 1999 in quanto tale pratica manifestava una crudeltà gratuita nei confronti di alcuni animali.
I crush o squish video rappresentano donne che vengono riprese in un’azione di schiacciamento di alcuni piccoli animali (topi, rane, pulcini, conigli nani…). Il piede della donna nudo, ovvero con una scarpa con un tacco a spillo, calpesta delicatamente l’animale terminando però con l’uccisione dello stesso.
Questa pratica estrema veniva utilizzata da alcuni uomini riprendendo la scena con una videocamera e provandone particolare eccitazione e piacere.

Conclusione

Nella logica di quanto espresso, è necessario rimarcare quanto un comportamento definito parafilico possa esserlo solo ed esclusivamente quando nell’individuo sono presenti, continuamente, caratteristiche di fissità, ovvero ossessività e disperazione durante la messa in atto costante del comportamento sessuale stesso.
Il trampling, sia come atto semplicemente legato ad un gioco erotico utilizzato per incrementare l’eccitazione sessuale all’interno della coppia, sia come comportamento in cui si rintracciano i criteri psicodiagnostici descritti nel DSM IV TR, deve essere collocato nelle pratiche annoverate nella cultura BDSM.
Lo spazio in cui questa pratica trova la propria dimensione non è nient’altro che “ un grande parco giochi per adulti liberi e consenzienti…e non un vicolo cieco per maniaci e frustrati, ma una via di auto-conoscenza da esplorare senza preconcetti e pregiudizi” (Ayzad, 2004). La libertà che ogni individuo si concede nel rispetto di se stessi e degli altri è strettamente collegata al concetto di estremo inteso come quel desiderio di sperimentare i propri limiti, e di amplificare i propri confini…thank’s to Reverend W. Cooper


Riferimenti Bibliografici

Ayzad, (2004), BDSM - Guida per esploratori dell’erotismo estremo, Castelvecchi, Roma
Cooper, Rev. W., (1995), Sesso Estremo I, Castelvecchi, Roma
Freud, S., (1905), Tre saggi sulla teoria sessuale, in Opere, vol. 4, Bollati Boringhieri, Torino
Kaplan, L.J., (1992), Perversioni Femminili, Cortina, Milano

http://www.benessere.com/sessuologia/arg00/trampling.htm?st=mp&t=1203636403