ARTICOLI E NOTIZIE SUI PROBLEMI SESSUALI-COME EVITARE INFEZIONI E MALATTIE E PROBLEMI PSICOLOGICI.

giovedì 28 maggio 2009

ANTICORPO ARTIFICIALE PROTEGGE SCIMMIE DALL'AIDS

ANTICORPO ARTIFICIALE PROTEGGE SCIMMIE DALL'AIDS
(AGI) - Washington, 18 mag. - Un gruppo di ricercatori ha forse scoperto la tecnica che portera' finalmente alla realizzazione del vaccino contro il virus dell'Aids: ha creato infatti un anticorpo artificiale trasportato nell'organismo da un virus. Questa molecola sintetica del sistema immunitario e' riuscita a proteggere le scimmie contro la versione animale dell'Hiv, chiamata Siv, come scrivono i ricercatori sulla rivista Nature Medicine.



http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200905181026-hpg-rsa0012-anticorpi_artificiali_combattono_il_virus_aids_nelle_scimmie

VAMPATE DI CALORE SEGNALE DI OSTEOPOROSI

VAMPATE DI CALORE SEGNALE DI OSTEOPOROSI

(AGI) - New York, 19 mag. - Le donne che soffrono di vampate di calore quando sono all'inizio della menopausa potrebbero avere ossa piu' fragili. Lo sostiene una nuova ricerca americana. Carolyn J. Crandall della University of California, Los Angeles, e la sua equipe hanno scoperto che le donne che riferivano di avere vampate di calore e sudorazioni notturne (sintomi noti come vasomotori) avevano una densita' minerale ossea inferiore rispetto alle donne prive di tali sintomi. Piu' forti erano le vampate di calore, piu' sottili le ossa. Le vampate di calore sono un sintomo molto comune durante la menopausa, ma Crandall e colleghi fanno notare che circa il 60% delle donne ne soffre gia' da prima che il ciclo sparisca del tutto. I ricercatori hanno cercato di capire la connessione tra sintomi della menopausa, perdita di estrogeni e assottigliamento delle ossa. Hanno analizzato 2.213 donne di diverse etnie parte dello Study of Women's Health Across the Nation che, all'inizio della ricerca, avevano dai 42 ai 52 anni. Nessuna era in menopausa in quel momento, ma alcune gia' si trovavano in perimenopausa, il periodo immediatamente precedente la fine dell'eta' fertile. Le donne che riferivano sintomi vasomotori avevano una densita' minerale ossea piu' bassa delle donne senza quei sintomi. L'eta' influiva su quali ossa erano piu' colpite: nelle donne sulla soglia della menopausa o ai suoi inizi, le vampate significavano ossa femorali piu' sottili, in quelle in menopausa vera e propria (nel corso del follow-up) le vampate indicavano ossa del bacino piu' fragili. Piu' erano frequenti i sintomi vasomotori, piu' bassa era la densita' minerale ossea. Secondo Crandall e colleghi, il fatto che i sintomi vasomotori indichino un assottigliamento delle ossa anche in perimenopausa suggerisce che i livelli di estrogeni non sono gli unici responsabili, perche' l'estrogeno cala solo dopo la fine del ciclo. I ricercatori notano invece che durante le vampate di calore si attiva il sistema nervoso simpatico e che i neurotrasmettitori e gli ormoni rilasciati quando questa parte del cervello si attiva sono stati collegati alla fragilita' ossea. Occorreranno ulteriori studi - conclude l'equipe sulla rivista Menopause - per chiarire questi meccanismi.

http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200905191016-hpg-rsa0004-menopausa_vampate_di_calore_segnale_di_osteoporosi

IL CUORE E' IL VERO KILLER DELLE DONNE OVER 50

IL CUORE E' IL VERO KILLER DELLE DONNE OVER 50

(AGI) - Londra, 19 mag. - E' il cuore il vero killer delle donne oltre i 50 anni. Le patologie cardiovascolari colpiscono piu' di tumori, Alzheimer, enfisema polmonare, e sono la prima causa di morte fra le donne in menopausa. Se l'azione degli ormoni, infatti, 'protegge' il cuore femminile, superati i 50 si registra una brusca virata e i dati sono preoccupanti: il 49 per cento delle italiane in questa fase della vita e' iperteso; il 38 ha livelli di colesterolo superiori a 240; il 30 per cento e' obeso; il 10 e' diabetico e il 33 per cento presenta sindrome metabolica. Una vera e propria epidemia nei Paesi occidentali, anche a causa di comportamenti scorretti: il 14 per cento fuma, una su 2 non pratica alcun tipo di attivita' fisica. Per rispondere a questa emergenza, i medici indicano due vie: "Da un lato educare i nostri pazienti al movimento, a una dieta sana e all'abbandono del tabacco - afferma la prof.ssa Nicoletta Biglia, dell'Universita' di Torino, una fra i massimi esperti italiani al Congresso Europeo della Menopausa (EMAS) che riunisce fino a domani a Londra 3.000 specialisti - , dall'altro promuovendo l'utilizzo della terapia ormonale sostitutiva (TOS), in Italia fermo a meno del 10 per cento". Proprio per rispondere al dilagare delle malattie del cuore fra le donne, nei giorni scorsi l'Agenzia Italiana del Farmaco ha ammesso in classe A (gratuita per i cittadini) Angeliq, l'unica associazione estro-progestinica utile nel ridurre la pressione arteriosa, a base di estradiolo e drospirenone, un progestinico con proprieta' antimineralcorticoide. "Questa formulazione si e' dimostrata efficace nelle ipertese (riduzione di 9 mmHg della minima, di 12 mmHg della massima), ma l'utilizzo regolare anche in donne normotese puo' avere effetti preventivi - spiega il prof. Giuseppe Rosano, cardiologo Direttore del Centro di Ricerca Clinica e Sperimentale dell'IRCCS San Raffaele di Roma -. E' un grande passo avanti nella prevenzione: la diminuzione della pressione minima di 5mmHg si associa infatti ad una riduzione del 40 per cento del rischio di morte per stroke e del 25 per cento per eventi cardiovascolari, mentre una diminuzione di 2 mmHg di pressione massima, comporta una riduzione del 10 per cento di stroke e del 7 per eventi cardiovascolari". Ma non c'e' solo il cuore: "La menopausa - spiega il prof. Marco Gambacciani, della Clinica Ostetrico-Ginecologica del Santa Chiara di Pisa e membro del direttivo EMAS - puo' comportare in molte donne una notevole riduzione del benessere generale e della qualita' della vita. La sessualita' femminile subisce un vero 'terremoto' con possibili ripercussioni sul desiderio, l'eccitazione vaginale/genitale e l'orgasmo/soddisfazione. Ma non va sottovalutato un altro importante fattore: il cambiamento del corpo. Durante la menopausa muta, infatti, la 'forma' fisica della donna che tende ad aumentare di peso, accumulando grasso soprattutto sull'addome, sul petto e sulle braccia e spesso non si piace piu'. Ma con un'attenzione alla propria forma fisica, alla dieta, all'esercizio e i consigli del proprio ginecologo di fiducia si puo' vivere con serenita' e gioia anche la sessualita' in questa fase della vita. La terapia ormonale puo' contribuire anche in questo campo a un miglioramento della qualita' di vita, senza rischi per la salute. La comunita' scientifica e' ormai concorde sulla sicurezza cardiovascolare della TOS iniziata precocemente, prima dei 60 anni o comunque entro 10 anni dalla menopausa".



http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200905191051-hpg-rsa0005-cuore_e_killer_over_50_difesa_con_terapia_ormonale

DUE GENI INDICANO QUANDO BIMBA DIVENTA "SIGNORINA"

DUE GENI INDICANO QUANDO BIMBA DIVENTA "SIGNORINA"

Londra - Un'equipe di scienziati guidati da un'universita' britannica ha localizzato due geni sui cromosomi sei e nove che, con tutta probabilita', indicano a quale eta' una bambina diventera' donna, ovvero quando avra' la sua prima mestruazione. Lo studio, apparso su 'Nature Genetics', aiuta non solo a spiegare perche' le ragazze in sovrappeso hanno una puberta' piu' precoce ma puo' gettare luce sullo sviluppo di alcune malattie. La durata della vita riproduttiva e' infatti connessa con il rischio di sviluppare alcune patologie, come quelle cardiache, il cancro al seno o l'osteoporosi, influenzate, si ritiene, dall'ormone femminile, l'estrogno, che viene prodotto in quantita' maggiori durante l'eta' fertile. Quindi, piu' la puberta' e' precoce, maggiore sarebbe il rischio di queste malattie - anche se gli scienziati sottolineano che i geni sono solo uno dei fattori che decidono l'inizio della puberta' e che l'alimentazione e l'attivita' fisica potrebbero contare anche di piu'. Nei Paesi occidentali, i ragazzi raggiungono la puberta' sempre prima: alcune bambine addirittura a sette anni. Uno dei motivi e' la diffusione dell'obesita', quindi il piu' alto indice di massa corporea e la presenza di grandi percentuali di grasso nel corpo. L'equipe di scienziati guidati dalla Exeter Peninsula Medical School, con la collaborazione di altri istituti di ricerca in Europa e Stati Uniti, ha analizzato 17.510 donne di tutto il mondo, la cui prima mestruazione si era verificata tra i 9 e i 17 anni. Raggruppando insieme le donne a seconda dell'eta' della prima mestruazione, i ricercatori sono riusciti a evidenziare comuni schemi genetici. Le ragazze che si sviluppano precocemente hanno una variante genetica che le porta presto alla puberta'. "Questo studio fornisce per la prima volta le prove che comuni varianti genetiche influenzano il momento in cui una donna raggiunge la maturita' sessuale", ha dichiarato la ricercatrice Dr.ssa Anna Murray. "I nostri risultati indicano anche una base genetica per l'associazione tra mestruazione precoce e altezza e indice di massa corporea". Un altro ricercatore, John Perry, ha aggiunto: "Capire i meccanismi biologici dietro la vita riproduttiva ci aiuta a capire anche le malattie associate che colpiscono le donne in eta' matura, come diabete, cancro al seno e patologie cardiache". Un secondo studio pubblicato da Nature Genetics, realizzato dalla University of Cambridge, collega una specifica variante di uno dei due geni individuati dalla equipe della scuola di Exter - LIN28B - con lo sviluppo precoce tanto nei maschi che nelle femmine. Come fa notare il coordinatore della ricerca, Dr Ken Ong: "LIN28B e' una sorta di interruttore che controlla l'attivita' di altri geni, innescando la maturita' sessuale". Il Dr Aric Sigman, psicologo della Royal Society of Medicine, ha commentato: "La puberta' precoce nelle donne e' un problema perche' si associa non solo a malattie ma anche a disagi psicologici. Le ragazze che maturano presto sono piu' soggette alla depressione e rischiano di diventare aggressive, isolate, insonni, insicure. Spesso hanno cattivi risultati a scuola e sono portate a bere, fumare, usare droghe o addirittura a commettere crimini".



http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200905181148-hpg-rsa0015-scoperti_2_geni_che_indicano_quando_bimba_diventa_signorina

ECCO I GENI CHE ATTIVANO E SPENGONO IL CICLO

ECCO I GENI CHE ATTIVANO E SPENGONO IL CICLO

Londra, 18 mag. - Un gruppo di ricercatori britannici ha individuato i geni responsabili dell'inizio del primo ciclo mestruale da cui e' emerso che l'eta' in cui inizia la vita riproduttiva nelle donne e' scritta nel Dna. In un articolo pubblicato su Nature Genetics e' stata ricostruita la 'mappa' dei geni che scandiscono l'eta' del menarca e della menopausa. Gli esperti del britannico Medical Research Council (MRC) Epidemiology Unit di Cambridge, hanno scoperto che sui cromosoma 6 e 9 un gene, LIN28B, importante per l'ingresso nella puberta'. I differenti alleli (forme diverse in cui puo' presentarsi lo stesso gene) sono responsabili di una variabilita' di circa tre mesi nell'eta' del menarca. Nello studio in cui ci si e' occupati anche dell'eta' della menopausa, sono state isolate sequenze genetiche sui cromosomi 5, 19 e 20 tutte importanti nello scandire il tempo in cui finisce la vita riproduttiva.



http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200905181957-hpg-rsa0076-riproduzione_ecco_i_geni_che_attivano_e_spengono_ciclo

CREATO A BOLOGNA VIRUS HERPES ANTI-CANCRO

CREATO A BOLOGNA VIRUS HERPES ANTI-CANCRO

AGI) - Bologna, 19 mag. - Ha visto la luce nei laboratori di Bologna il "Sansone" dei virus herpes anti-cancro. Secondo i ricercatori e' infatti il primo virus herpes non depotenziato, ma geneticamente modificato per distruggere le cellule tumorali e risparmiare quelle sane, ad avere successo nei test in vivo.
"Quando si manipola geneticamente un virus per poterlo usare come arma contro i tumori - spiega la virologa Gabriella Campadelli-Fiume dell'Universita' di Bologna, che ha guidato la ricerca - di solito lo si indebolisce, per renderlo innocuo verso l'organismo ospite e controllarlo meglio. Cio' pero' finisce spesso col renderlo poco aggressivo anche verso il tumore, e questa e' una delle ragioni per cui questo filone di ricerca non e' ancora sfociato in terapie anti-tumorali entrate nella pratica clinica. Noi abbiamo invece scelto una strada piu' sofisticata. Ne abbiamo lasciato inalterata la virulenza, ma abbiamo tolto al virus le 'chiavi' proteiche con cui entra nelle cellule normali, e le abbiamo sostituite con 'chiavi' che gli consentono l'accesso alle sole cellule malate". Il risultato, come riferisce Pnas (l'autorevole rivista dell'Accademia delle scienze Usa, una delle piu' prestigiose insieme a Nature e Science), e' un virus ingegnerizzato capace di distruggere i piu' maligni tra i tumori del seno e dell'ovaio, che ogni anno, solo in Italia, colpiscono 42mila nuove persone e ne uccidono oltre 10mila. Il nuovo virus, che l'ateneo ha gia' chiesto di brevettare, potrebbe inoltre contrastare con successo le metastasi cerebrali di questi tumori, che sono invece inaccessibili anche ai farmaci piu' innovativi. Le "chiavi" su cui sono intervenuti i ricercatori bolognesi - spiega in una nota l'Universita' di Bologna - sono una porzione della glicoproteina D con cui il virus dell'herpes simplex - da molti conosciuto come responsabile delle caratteristiche vescicole che si presentano sulle labbra in caso di influenza, stress, indebolimento, ecc. - riesce normalmente ad entrare nelle cellule sane e a distruggerle. I ricercatori hanno rimosso questo pezzetto del Dna virale e l'hanno sostituito con un'altra 'chiave': un anticorpo capace di aprire la 'serratura' (recettore) delle cellule dei tumori del seno e dell'ovaio che producono la proteina Her-2. E' proprio questa molecola, che riveste in abbondanza le cellule cancerose in questione, a trasformale in bersaglio. Il virus modificato aggredisce infatti solo le cellule che ne sono ricoperte, risparmiando le altre. L'infezione si autoalimenta, perche' il virus si replica progressivamente fino ad esaurimento delle cellule malate. Eliminato il tumore, non trovando piu' cellule dove insediarsi, e' destinato, secondo i ricercatori, ad estinguersi, a differenza della sua variante naturale che invece permane in forma silente nelle cellule sane, in attesa di manifestarsi ancora alla prima occasione.
L'efficacia del virus e' stata misurata sui topi, in test condotti nei laboratori di Dipartimento di patologia sperimentale dell'ateneo nel corso degli ultimi dodici mesi. Il 60 per cento dei topolini trattati e' completamente guarito dal tumore, mentre nel restante 40 per cento se ne e' inibita significativamente la crescita. Un altro aspetto innovativo del nuovo virus killer dei tumori e' che, in qualita' di variante dell'herpes simplex, naturalmente dotato di una predilezione per le cellule nervose, potrebbe rivelarsi efficace contro le metastasi cerebrali dei tumori Her-2, che invece i principali farmaci oggi comunemente adottati nella terapie non riescono a raggiungere. Questi farmaci inoltre, tendono ad arrestare la crescita del tumore, ma non a distruggerlo, cosa che invece sembra riuscire molto bene all'herpes mutato. Il prossimo passo sara' quello di indagare la possibilita' di veicolare il virus attraverso il sistema circolatorio, in modo da intercettare eventuali metastasi tumorali ignote, oltre ovviamente a portare la sperimentazione sull'uomo.

http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200905191132-hpg-rsa0009-creato_a_bologna_virus_herpes_anti_cancro

SCOPERTO LEGAME TRA CONTRACCETTIVI E TUMORI

SCOPERTO LEGAME TRA CONTRACCETTIVI E TUMORI

New York - Ogni metodo contraccettivo puo' avere le sue conseguenze sulla salute della donna, proteggendo da alcuni tumori, ma aumentando il rischio di ammalarsi di altri. Sotto la lente di ingrandimento tre sistemi: la pillola, la spirale e la legatura delle tube di Falloppio (sterilizzazione tubarica). L'equipe del Dr. Xiao-Ou Shu del Vanderbilt University Medical Center di Nashville, Tennessee, ha studiato 66.661 donne cinesi tra i 40 e i 70 anni per capire la connessione fra i tre metodi contraccettivi e una serie di tumori. Tra le donne analizzate, il 19,4% aveva usato la pillola contraccettiva in qualche momento della sua vita, il 44,9% la spirale e il 12,4% la legatura delle tube. Nel corso del follow-up di circa sette anni e mezzo, 2.250 donne si sono ammalate di cancro, come si legge sull'International Journal of Cancer. E' risultato che la pillola aumentava il rischio di tumore della cistifellea e, forse, del colon; tuttavia, cominciare a prendere il contraccettivo orale prima dei 29 anni diminuiva il rischio di cancro del seno. La spirale riduceva il rischio di cancro alla tiroide, specialmente nelle donne giovani, ma legare le tube faceva salire il rischio di tumore dell'utero e della cistifellea, pur riducendo il rischio di cancro allo stomaco.



http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200905181150-hpg-rsa0016-scoperto_legame_tra_metodi_contraccettivi_e_tumori

CLONATI EMBRIONI UMANI

Ricercatore Usa annuncia:
ho clonato embrioni umani

La nascita del primo bambino clonato è vicina. L'annuncio choc è stato fatto da un ricercatore americano, Panayiotis Zavos, che ha clonato quattordici embrioni umani e ne ha impiantati undici in quattro donne (provenienti da Gran Bretagna, Stati Uniti e da un Paese dell'est europeo). La notizia è riportata dal sito del quotidiano 'The Independent'. La clonazione, filmata dal regista-documentarista Peter Williams per Discovery Channel prima dell'impianto, sarebbe stata compiuta in un laboratorio segreto, probabilmente nell'Est Europa; nessuno degli embrioni impiantati ha portato ad una gravidanza effettiva: «Se intensifichiamo i nostri sforzi - ha dichiarato l'andrologo - possiamo arrivare ad avere un bambino clonato nell'arco di 1-2 anni». La finalità, ha sottolineatoZavos, è la riproduzione: «La mia ambizione è aiutare le persone». Sempre secondo il 'The Independent', decine di coppie avrebbero contattato il ricercatore nella speranza di poter superare i propri problemi di infertilità attraverso l'utilizzo della stessa tecnica di clonazione che venne usata per la creazione della pecora Dolly nel 1996.
Zavos ha anche rivelato di aver creato un embrione umano clonato da tre persone morte, tra cui una bimba di 10 anni - Cady - morta in un incidente stradale (un esperimento realizzato su richiesta dei parenti stravolti dal dolore e che volevano ricreare cloni dei loro amati). In questo caso, Zavos ha fuso cellule prese dai cadaveri non con ovuli di esseri umani, ma con ovuli prelevati da mucche a cui era stato estratto il materiale genetico; una procedura che gli ha permesso di creare un modello ibrido animale-umano, che gli ha consentito di studiare il procedimento di clonazione umana. Il ricercatore ha assicurato che non era sua intenzione trasferire nessuno di questi embrioni nel grembo femminile, per quanto la madre di Cady gli avesse detto che era disponibile se ci fosse stata anche una sola speranza di riportare in vita la bimba.


http://www.libero-news.it/pills/view/10085

Depressione post-parto-Colpisce anche i papà

Depressione post-parto
Colpisce anche i papà

Quando un bebè arriva in casa sono tutti felici. Almeno all'apparenza. Ma sentirsi inappropriati e impreparati, in realtà, è sentimento più diffuso del previsto. La depressione post-parto non tocca solo le madri, alle prese con il trauma della gravidanza, ma anche i padri. Cinque neopapà su 100 entrano nel tunnel del mal di vivere. Con gravi rischi per il benessere della coppia, della partner e del bambino. A descrivere la versione maschile del baby-blues, sperimentato in forma patologica dal 10-12% delle mamme, è uno studio condotto a Milano dall’equipe dello psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli. I dati sono stati diffusi oggi in Comune, durante la presentazione del nuovo sito web www.centropsichedonna.it.
"Abbiamo replicato, in piccolo, uno studio britannico pubblicato sulla rivista 'Lancet', secondo cui il 4% dei padri soffre di depressione post-parto - spiega Mencacci - Abbiamo arruolato 120 neopapà, tutti italiani, 35 anni in media, con un lavoro stabile e un livello di istruzione medio-alta. E i risultati sono in linea con quelli inglesi: il 5% del nostro campione, analizzato sulla base di specifiche scale di valutazione scientificamente validate, ha mostrato una forma di depressione" direttamente legata al lieto evento. "Sintomi che durano circa un anno, quindi un po' meno rispetto a quelli femminili - aggiunge l’esperto - ma che possono avere pesanti ripercussioni sulla vita della coppia e del bebè", avverte.

Tra i partner nascono incomprensioni che "possono portare anche alla rottura del rapporto". Ma quel che è peggio, sottolinea Mencacci, è che "un padre depresso può anche diventare violento nei confronti della donna e del bambino". Non solo: "Nei bimbi maschi questo malessere paterno può portare a disturbi comportamentali già evidenti nella prima adolescenza", precisa.



La depressione scatenata dall’arrivo di un figlio resta un grande tabù. "Tutti si aspettano che una nascita sia per forza di cose un momento di gioia, quindi le vittime della depressione post-parto vivono un’insopportabile vergogna", testimonia Mencacci. Ecco perchè con il nuovo portale "vogliamo offrire un supporto concreto alle neomamme, ma anche ai papà, ai nonni" e a tutti gli uomini della famiglia. Nella società moderna, infatti, il 'sesso fortè diventa un remoto ricordo: "Se le donne vivono grandi disagi, i maschi soffrono enormi debolezze".

Ma perchè il baby-blues ha contagiato i papà?

"I problemi alla base non sono sicuramente biologici e ormonali, come può accadere nella donna - prosegue lo psichiatra - Per l’uomo si tratta invece di una reazione allo stress, una difficoltà di adattamento associata a diversi fattori. Molti padri, per esempio, oggi sono assolutamente impreparati al progetto genitoriale, alla trasformazione della donna durante e dopo la gravidanza, alla fatica di ritrovare un equilibrio di coppia dopo la nascita di un bimbo e all’impossibilità materiale che tutto ritorni come prima".

Risultato finale: la coppia può scoppiare e la violenza fa capolino tra le mura di casa: "Violenze in gravidanza e dopo, violenze sul bambino, casi estremi in cui si arriva addirittura all’omicidio", come ci insegnano le pagine di cronaca nera. "Misteriosamente, poi, mentre le figlie femmine sembrano protette dalle possibili conseguenze della depressione post-parto paterna, i maschietti riportano conseguenze nel tempo: problemi nella condotta" a scuola, a casa e con gli amici, e "forme di iperattività non riconducibili all’Adhd (sindrome da deficit di attenzione e iperattività), ma comunque caratterizzate da difficoltà a concentrarsi o a memorizzare". Da qui "l'invito forte ad occuparsi della coppia a 360 gradi", conclude l’esperto.

http://www.libero-news.it/pills/view/11253

Gemelli nati da padri diversi

gemelli di padri diversi Scienza |
Simona Verrazzo
Pubblicato il giorno: 19/05/09
Capita una volta su un milione


Gemelli ma di padri diversi. È capitato a una mamma di Dallas, Mia Washington, che grazie al test del DNA ha scoperto la differente paternità dei suoi due figli. L’evento è eccezionale perché i piccoli, che hanno undici mesi, sono gemelli e le possibilità che un caso del genere si verifichi sono 1 su 1.000.000.

La donna texana è ricorsa al test del DNA quando si è accorta che i gemellini, Justin e Jordan, non si assomigliavano affatto, a parte la pelle scura. Raccontando la sua incredibile storia prima al quotidiano britannico The Sun e poi alla tv americana Fox News, ha spiegato che all’epoca del concepimento aveva una relazione con James Harrison, suo attuale compagno, ma anche con un altro partner di cui però non ha voluto rivelare il nome. Il test del DNA è stato chiaro: soltanto Jordan è figlio dell’uomo, che però ha deciso di continuare a crescere Justin come figlio suo. «Sono fortunata perché James vuole bene davvero a tutti e due, quando diventeranno grandi racconteremo loro la verità», ha detto la donna, che adesso è nuovamente incinta e, scherzosamente, dice che sulla paternità di questo terzo bebé non ci sono dubbi.

Stupore tra i medici
Stupiti anche al Clear Diagnostics di Dallas, dove sono state fatte le analisi. «È incredibile – ha detto la direttrice Genny Thibodeaux – La maggior parte della gente non crede che una cosa del genere possa accadere, invece è così».

Tecnicamente la cosa è piuttosto semplice da spiegare: i due ovuli sono stati fecondati da due differenti tipi di sperma (quindi appartenenti ad altrettanti uomini): biologicamente i due gemelli sono in realtà fratellastri.

L’eccezionale caso di Justin e Jordan (in termini scientifici “superfecondazione eteropaternale”) riporta alla luce tutta la particolarità dell’universo dei gemelli, nei secoli passati additati come “figli del diavolo”, e così ancora considerati in alcune zone dell’Africa. Justin e Jordan non sono né gemelli identici (o gemelli veri o monozigotici), cioè nati da un solo ovulo fecondato da un solo spermatozoo che si divide in due generalmente tra il 4° e il 12° giorno; ma non sono neppure gemelli fraterni (o gemelli falsi o dizigotici), cioè nati da due (o più) ovuli diversi, rilasciati dalle ovaie nello stesso periodo e fecondati da altrettanti spermatozoi (appartenenti allo stesso uomo). Justin e Jordan sono nati da due ovuli differenti e da spermatozoi appartenenti ad altrettanti differenti uomini. In letteratura di casi come questi se ne contano una decina, ma stavolta è il primo comprovato dal test del DNA, che per il 99,99 per cento assegna la diversa paternità.



http://www.libero-news.it/articles/view/545456

Caso di studio
La gravidanza di Mia Washington diventerà un caso di studio, vista la rarità del fenomeno. Ma di eventi unici vive la storia dei gemelli. È il caso di una coppia inglese. Lui si chiama Dean Durrant ed è nero, lei si chiama Allison Spooner ed è bianca. Sette anni fa hanno avuto un’eccezionale coppia di gemelle: una con la pelle bianca, gli occhi azzurri e i capelli biondi; l’altra con la pelle, gli occhi e i capelli neri. Hayleigh e Lauren sono un caso raro ma non eccezionale. Eccezionale è il fatto che Dean e Allison, lo scorso novembre, siano di nuovo diventati genitori e – per la seconda volta – di una coppia di gemelle, Miya e Leah. Come sette anni fa, una è nata con la pelle bianca e l’altra con la pelle nera.

http://www.libero-news.it/articles/view/545456

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IL CASO
Gemelli nati da padri diversi
La madre: "Sono scioccata"
Il clamoroso parto a Dallas nel Texas. La donna, quando si è accorta dei tratti del volto diversi, ha chiesto il test di paternità: "Quando diventeranno grandi gli racconteremo la verità"
NEW YORK - Si era accorta che i suoi due figli - Justin e Jordan - presentavano tratti del volto diversi e per questo aveva richiesto i test della paternità. Mai però la texana Mia Washington si sarebbe aspettata che il risultato avrebbe dimostrato che i due gemelli sono nati da due padri diversi. In fondo, c'era solo lo 0,01% di possibilità.

Il clamoroso esito del test si spiega con la presenza di due ovuli fecondati da due sperma diversi. Persino gli scienziati del laboratorio del Dna di Dallas ne sono rimasti sorpresi e hanno definito pazzesca la situazione.

Sorpresa, lo è anche la 20enne Mia Washington la madre dei gemelli, costretta a confessare al marito tradito di avere avuto un'altra relazione. "Sono scioccata - ha detto Mia -, di tutte le persone che ci sono in America e nel mondo, proprio a me doveva capitare...".

Ma nonostante l'incredibile situazione la ragazza può anche tirare un sospiro di sollievo: "Sono fortunata perché James - il nome dell'uomo tradito - mi vuole davvero bene e mi ha perdonata. Quando Justin e Jordan diventeranno grandi gli racconteremo la verità". Contando sul fatto che spesso la verità supera le fantasie più incredibili. Come questa.

(18 maggio 2009)

http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/scienze/gemelli-con-padri-diversi/gemelli-con-padri-diversi/gemelli-con-padri-diversi.html

martedì 19 maggio 2009

ENDOMETRIOSI

Malattie in gravidanza





ENDOMETRIOSI




L’endometriosi è una patologia che colpisce le donne in età riproduttiva, caratterizzata dalla disseminazione o dalla crescita di tessuto endometriale in sedi anomale.



L’endometrio è il tessuto che riveste la superficie interna dell'utero che cresce e, successivamente, si sfalda ogni mese durante il ciclo mestruale. Nell'endometriosi, tessuto simile all'endometrio si individua al di fuori dell'utero, in altre zone del corpo. In tali sedi il tessuto endometriale si sviluppa in "tumori", "noduli", "lesioni", "impianti" o "escrescenze". Tali formazioni possono essere causa di dolore, sterilità e altri problemi.


Tali formazioni si localizzano più frequentemente nell'addome interessando le ovaie, le tube di Falloppio, i legamenti dell'utero, l'area tra la vagina e il retto, la superficie esterna dell'utero e il tessuto di rivestimento della cavità peritoneale. Talvolta queste lesioni si trovano anche nelle cicatrici addominali post-chirurgiche, sull'intestino o nel retto, sulla vescica, vagina, cervice e sulla vulva (genitali esterni). Lesioni endometriosiche sono state trovate anche all'esterno dell'addome, nel polmone, sul braccio, nella coscia e in altre zone, ma si tratta di casi rari.


Le formazioni endometriosiche non sono in genere maligne o cancerose: si tratta di un tessuto normale situato in una sede anomala (tuttavia, in questi ultimi decenni c'è stato un aumento nella frequenza con cui lesioni maligne si sono sviluppate o sono state osservate in concomitanza con endometriosi). Come il rivestimento dell'utero, le lesioni endometriosiche sono di solito sensibili agli ormoni del ciclo mestruale. Ogni mese si sviluppano, si sfaldano e sono causa di sanguinamento.


Però, diversamente dalla superficie interna dell'utero, il tessuto endometriale al di fuori di esso non ha modo di fuoriuscire all'esterno del corpo. Il risultato è un sanguinamento interno, con degenerazione del sangue e del tessuto sfaldato dalle lesioni, infiammazione delle aree circostanti, e formazione di tessuto cicatriziale.



Altre complicazioni, dipendenti dalla localizzazione delle lesioni, possono essere la rottura di tali lesioni (che può essere causa di diffusione ad altre aree), la formazione di aderenze, il sanguinamento o l'ostruzione intestinale (se le lesioni si localizzano nell'intestino o nelle sue vicinanze), disturbi vescicali (se le lesioni sono a livello vescicale) e altri problemi. I sintomi sembrano intensificarsi nel tempo, sebbene in alcuni casi si abbiano cicli di remissione e di ricorrenza.



CAUSE



La causa dell'endometriosi è sconosciuta. Diverse teorie sono state proposte, ma nessuna di esse può spiegare tutti i casi.

Una prima teoria è quella della mestruazione retrograda o transsalpingea: secondo questa teoria, durante la mestruazione, del tessuto mestruale migra in senso inverso nelle tube, si impianta nell'addome e cresce. Secondo alcuni esperti la migrazione retrograda è presente in tutte le donne, ma solo nelle donne afflitte da endometriosi un difetto immunitario e/o ormonale permette al tessuto di radicarsi e crescere.



Un'altra teoria propone che il tessuto endometriale si distribuisca dall'utero ad altre aree del corpo per mezzo del sistema linfatico o sanguigno.



Una teoria genetica suggerisce che la malattia possa essere trasmessa in alcune famiglie attraverso il genoma o che alcune famiglie possano avere fattori predisponenti all'endometriosi.


Un'altra teoria propone che tessuto residuo dal periodo embrionale possa successivamente trasformarsi in tessuto endometriosico o che alcuni tessuti dell'adulto mantengano la capacità che avevano durante la vita embrionale di trasformarsi in tessuto riproduttivo in alcune circostanze.



Secondo alcune fonti, talvolta durante un'operazione chirurgica il bisturi stesso può trasportare cellule di endometrio e diventare così causa di impianti endometriosici in corrispondenza di cicatrici addominali post-chirurgiche. Tuttavia questi impianti sono stati osservati anche in cicatrici dove il cosiddetto trapianto chirurgico sembrava improbabile.

La International Endometriosis Association ed altri ricercatori stanno cercando di formulare altre teorie.



SINTOMI



I sintomi riscontrati più frequentemente in caso di endometriosi sono dolori prima e durante le mestruazioni (in genere più intensi dei soliti crampi mestruali), dolori durante o dopo i rapporti sessuali, sterilità e sanguinamento intenso o irregolare.



Altri sintomi che si presentano possono essere: stanchezza, dolori che si irradiano verso la zona rettale, dolore all'ovulazione, dolore alla regione lombare, diarrea e/o stitichezza e altri disturbi intestinali. Alcune donne con endometriosi non hanno nessun tipo di disturbo. La sterilità colpisce il 30-40% circa delle donne con endometriosi ed è un esito comune con il progredire della malattia.


L'intensità del dolore non è in rapporto all'estensione o alle dimensioni delle lesioni. Piccole formazioni (dette petecchiali) si sono rivelate più attive nella produzione di prostaglandine. Le prostaglandine sono sostanze sintetizzate in tutto il corpo, implicate in numerose funzioni, e ritenute responsabili della maggior parte dei sintomi dell'endometriosi e questo potrebbe spiegare la sintomatologia significativa che spesso accompagna la presenza di impianti piccoli.



DIAGNOSI



La diagnosi di endometriosi, in genere, non è considerata certa fino a quando non viene provata con la laparoscopia. La laparoscopia è un intervento chirurgico minore, eseguito in anestesia generale, in cui l'addome della paziente viene disteso con anidride carbonica, per facilitare la visione degli organi interni, e un laparoscopio (un tubo con all'interno un fascio di luce trasportato da fibre ottiche) viene inserito nell'addome tramite una piccola incisione. Muovendo il laparoscopio nell'addome il chirurgo, se attento e rigoroso, può controllare la condizione degli organi addominali e osservare le lesioni endometriosiche.


Un medico spesso può rilevare le lesioni endometriosiche alla palpazione (visita ginecologica) e, di solito, la sintomatologia è indicativa per endometriosi, ma i testi medici insegnano che non è buona prassi trattare questa malattia senza confermare la diagnosi. Talvolta il cancro dell'ovaio si presenta con gli stessi disturbi dell'endometriosi e la terapia ormonale (in particolare la componente estrogenica), che è spesso indicata nel trattamento dell'endometriosi, può determinare un accrescimento della neoplasia. Inoltre la laparoscopia dà informazioni su localizzazione, estensione e dimensioni delle lesioni e può quindi aiutare il medico e la paziente a prendere delle migliori decisioni a lungo termine per quanto riguarda la terapia ed eventuali gravidanze.



TERAPIA



La terapia dell'endometriosi è cambiata nel corso degli anni, ma una cura risolutiva non è stata ancora trovata. L'isterectomia con annesiectomia bilaterale veniva considerata una cura "definitiva", ma le ricerche della International Endometriosis Association hanno dimostrato un elevato tasso di continuazione e/o di recidiva anche dopo l'operazione, tanto che ogni donna dovrebbe conoscere in anticipo questa possibile realtà, per poter decidere in modo consapevole.



Il dolore dell'endometriosi di solito è trattato con antidolorifici. Lo scopo della terapia ormonale invece è di bloccare l'ovulazione il più a lungo possibile e questo può portare a una remissione dell'endometriosi durante la terapia e talvolta anche per mesi o anni dopo. La terapia ormonale può consistere nella somministrazione di estrogeni e progesterone, del solo progesterone, di un derivato del testosterone (danazolo), o di una nuova classe di farmaci, gli analoghi del GnRH (gonadotropin releasing hormone). Per alcune donne si hanno effetti collaterali con ognuna delle terapie ormonali proposte. I possibili effetti negativi dovrebbero essere illustrati alle pazienti, prima di decidere o meno se sottoporsi a questa o quella terapia.


Poiché la gravidanza di frequente causa una remissione temporanea della sintomatologia e poiché si pensa che l'insorgenza di sterilità diventi più probabile con il perdurare della malattia, spesso si consiglia alle donne con endometriosi di "avere una gravidanza" il più presto possibile. Tuttavia questa modalità "terapeutica" presenta numerosi problemi. Potrebbe darsi che la donna non abbia ancora deciso se avere figli o meno, sicuramente una delle decisioni più importanti della vita. Può non disporre degli elementi fondamentali (partner, mezzi finanziari, ecc.) necessari per portare avanti una gravidanza e per crescere i figli. Potrebbe darsi che la donna sia già sterile.


Altri fattori possono rendere ancora più difficile la decisione e l'esperienza della gravidanza. Alcune ricerche hanno dimostrato inoltre che esiste una certa tendenza familiare a questa malattia e di conseguenza il rischio di insorgenza di endometriosi e problemi sanitari correlati nella prole di queste donne é maggiore.


Viene anche utilizzata la chirurgia conservativa, con l'uso del laparoscopio, che comporta l'escissione o la distruzione delle lesioni e che può, in alcuni casi, alleviare i sintomi e permettere una gravidanza. Ciò nonostante, come per le altre modalità terapeutiche, le ricorrenze sono frequenti. La chirurgia laparoscopica (detta laparoscopia operativa) si sta rapidamente sostituendo alla laparotomia, intervento che comporta un'incisione di circa 10 cm e tempi di convalescenza molto più lunghi.



Nella laparoscopia operativa la chirurgia viene praticata attraverso il laparoscopio, con l'uso del laser, dell'elettrocoagulatore o con piccoli strumenti chirurgici. La chirurgia radicale, ossia l'isterectomia, e l'eliminazione delle lesioni endometriosiche e delle ovaie (per prevenire ulteriori stimolazioni ormonali) diviene necessaria in caso di endometriosi complicata e di lunga durata.


Anche la menopausa, in genere, blocca l'attività dell'endometriosi lieve o moderata. Tuttavia, anche dopo la chirurgia radicale o in menopausa, un'endometriosi severa può essere riattivata dalla terapia estrogenica sostitutiva o da una produzione continua di ormoni dopo la menopausa. Alcuni autori suggeriscono che non venga data terapia ormonale sostitutiva per un breve periodo (3-9 mesi) dopo l'isterectomia con annessiectomia per endometriosi.





Fonte: Endometriosis Association

http://www.gravidanzaonline.it/malattie/endometriosi.html

Da cosa puo' dipendere il colore scuro delle mestruazioni?

Da cosa puo' dipendere il colore scuro delle mestruazioni?


Come tu già saprai la mestruazione è dovuta al disfacimento dello strato superficiale dell’endometrio uterino accompagnato dalla rottura di vasi sanguinii. Per tale motivo il flusso mestruale è di colorito rosso ma può variare da chiaro a scuro. Questo può dipendere dal fatto che il sangue derivato dallo sfaldamento dell’endometrio fuoriesca subito dalla cavità uterina o che vi rimanga in modo da permettere la formazione di piccoli coaguli scuri o comunque la trasformazione di alcune sostanze presenti nei globuli rossi del sangue, che giustificano tale aspetto. Questo non comporta alcun problema. Le alterazioni riguardano più che altro il ritmo della comparsa, la quantità di sangue che viene persa e l’eventuale presenza di sintomi associati.
http://www.alfemminile.com/__e1519-Mestruazioni-scure.html

mercoledì 6 maggio 2009

CONTRACCEZIONE MASCHILE: IL PILLOLO CINESE

CONTRACCEZIONE
Il "pillolo" è una puntura
Funziona al 99 per cento
La scoperta degli scienziati cinesi. E' l'esperimento più vasto di un anticoncezionale maschile basato sul testosterone dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI



LONDRA - Sta per arrivare la pillola maschile. Solo che non è una pillola. E' un'iniezione nel sedere. Funziona nel 99 per cento dei casi, la stessa percentuale della pillola anticoncezionale per le donne, e dunque promette un futuro in cui la responsabilità di procreare o meno sarà suddivisa equamente tra i due sessi.

Senza più scaricare l'onere di non restare incinta soltanto su quello femminile. Non saranno più solo le donne a doversi ricordare di prendere la fatidica pillolina, ma già tra di loro sorgono i primi dubbi: si ricorderanno, gli uomini, di fare l'iniezione alla data prevista? Dimenticare, per una donna, comporta il rischio di una gravidanza non desiderata. Ma se dimentica l'uomo, a lui, personalmente, non succede niente.

Pubblicata da un'influente rivista scientifica britannica, il Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, la notizia proviene dalla Cina, paese che ha fortemente investito nella ricerca dei metodi anticoncezionali per fare fronte al suo pressante problema demografico. Scienziati del Centro ricerche per la Pianificazione familiare di Pechino hanno iniettato per due anni dosi di testosterone in mille volontari uomini: per tutto quel periodo soltanto l'1 per cento ha avuto figli. Gli uomini erano tra i 20 e i 45 anni d'età e nei due anni precedenti avevano avuto almeno un figlio. Erano sposati con donne tra i 18 e i 38 anni che non avevano mai avuto problemi di riproduzione. L'esperimento è il più ampio mai condotto su un anticoncezionale maschile basato sul testosterone. La quota del 99 per cento di efficacia equivale a un pieno successo, considerato che nessun anticoncezionale funziona al 100 per cento: tra l'1 e il 2 per cento delle donne che prendono la pillola restano incinte.


Commenta il dottor Yi-Qun Gu, uno dei ricercatori impegnati nel progetto: "Per le coppie che non possono o preferiscono non usare i contraccettivi femminili, l'alternativa finora era limitata alla vasectomia, ai profilattici o al coitus interruptus. Il nostro studio dimostra che un contraccettivo ormonale maschile può essere una soluzione valida". La pillola anticoncezionale, introdotta negli anni Sessanta, rivoluzionò i rapporti sessuali ma assegnò esclusivamente alle donne il peso della responsabilità di riprodursi: erano loro a doverla prendere e a non dimenticare il rito quotidiano. Da anni la scienza cerca un "pillolo", una pillola per l'uomo, ma i tentativi fatti fino ad ora avevano incontrato problemi di affidabilità e di effetti collaterali negativi, come sbalzi di umore e una diminuzione della libido sessuale.

Nell'esperimento in Cina, gli uomini hanno ricevuto dosi di 500 milligrammi di testosterone, riducendo la produzione di due agenti chimici del cervello che a loro volta fermano la produzione di sperma. Non ci sono stati effetti collaterali negativi, tranne un attacco di forte acne in alcuni volontari, e il procedimento è reversibile: sei mesi dopo l'ultima iniezione, lo sperma è tornato ai livelli per la riproduzione. Ulteriori test saranno necessari per valutare le conseguenze a lungo termine: se andrà tutto bene, il "pillolo" potrebbe essere introdotto sul mercato entro cinque anni. "Era ora", commenta la Family Planning Association, un'associazione britannica che si occupa del controllo delle nascite.

(6 maggio 2009)



http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/scienze/contraccezione/pillolo-puntura/pillolo-puntura.html?ref=hpspr1